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Durante la nostra vita abbiamo sviluppato una serie di risposte automatiche a stimoli emotivi che determinano abitudini e abilità.

Le abitudini nascono sempre da un bisogno. Tuttavia, molto spesso, in funzione del soddisfacimento di un bisogno sviluppiamo abitudini che diventano limitanti.

Quando le abitudini prendono il posto della consapevolezza, dell’intuizione e della creatività, finiamo col sentirci in gabbia, tra la paura del nuovo, la tristezza per qualcosa che non ci soddisfa e l’ansia per il futuro.

Molte convinzioni limitanti scaturiscono proprio dalla paura irrazionale di quelle nuove esperienze, conoscenze, attività che sono proprio fuori da quella gabbia con la porticina aperta in cui ci siamo “rinchiusi”, e che potremmo vivere uscendo dalla zona di comfort.

Le giornate trascorrono prive di emozioni e deviazioni. La spontaneità cede il passo alla prevedibilità e rimandiamo al futuro ogni cosa che rappresenti la novità.

Tuttavia, fermandoci ad ascoltare i nostri desideri e bisogni, è facile accorgersi della vitalità ingabbiata dietro sbarre di doveri e paure.

COSA SONO LE GABBIE MENTALI?

Ogni qual volta ci si percepisce “fermi”, annoiati, frustrati dalle attività che stiamo svolgendo o, più in generale, dalla nostra vita, dobbiamo tener presente che siamo vittime delle nostre stesse gabbie mentali.

Le gabbie mentali sono delle convinzioni che possono riguardare noi stessi, l’ambiente circostante e gli altri.

COME USCIRE DALLE GABBIE MENTALI?

La persona che vuole uscire dalle sue gabbie mentali e ritrovare una condizione di equilibrio e benessere psico-fisico cerca di soddisfare i diversi bisogni (fisiologici, di sicurezza, di stima, di successo, di affetto, di appartenenza, di autorealizzazione), ma non sempre questi bisogni vengono individuati o percepiti chiaramente e quindi il ciclo di soddisfazione dei bisogni viene interrotto.

E’ la consapevolezza del bisogno che consente di operare una scelta: uscire dalla gabbia.

Spesso diventare consapevoli dei propri bisogni e agire congruentemente con questi non è cosa semplice. Si brancola nel buio, nella confusione, e può essere necessario l’aiuto di un professionista della salute mentale.

La psicoterapia ad approccio gestaltico, che si occupa soprattutto di osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo, prestando maggiore attenzione al “cosa” e al “come”, piuttosto che al “perché” di un’azione o di un comportamento può consentire alla persona di praticare un “sano atteggiamento centrato sul presente”.

Il terapeuta sta nel qui-e-ora, ma sostiene il now-for-next, l’energia di contatto che, in ogni sofferenza, chiede di svilupparsi con spontaneità.

Spagnuolo Lobb, M., 2011

BIBLIOGRAFIA

Ginger, S., & Ginger, A. (2004). La Gestalt. Terapia del «con-tatto» emotivo. Edizioni Mediterranee.

Kelly, G. (2004). La psicologia dei costrutti personali. Teoria e personalità-EDIZIONE ITALIANA. Cortina.

Naranjo, C. (1991). Atteggiamento e prassi della terapia gestaltica. Roma, Melusina.

Spagnuolo Lobb, M. (2013). The now-for-next in psychotherapy: Gestalt therapy recounted in post-modern society. Istituto di Gestalt HCC Italy.

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