Il cibo come espressione d’amore
“Hai mangiato?”, “Mi raccomando, mangia!”, “Cosa mangi oggi?”, “Vai in palestra? E che devi dimagrire?”, erano e sono tutt’ora le domande che segnano telefonate, incontri e conversazioni con i miei familiari. Mamma, papà, nonna, zia…
Una premura, secondo loro, che a volte pesa come un macigno, opprime, fa arrabbiare. Perché il cibo, nella mia famiglia, è sempre stato uno dei pochissimi veicoli d’amore: un piatto preparato con cura, una fetta di torta offerta, un’insistenza che dice più di mille parole. Ma cosa succede quando quelle parole, dette “con buone intenzioni”, si intrecciano con insicurezze, aspettative, mancanze d’affetto e un corpo che sembra non essere mai “abbastanza”?
Grasso, magro, non importa…mai abbastanza.
La ricerca di un equilibrio personale
Non sono mai stata sovrappeso, neanche sottopeso, che io ricordi. Molti pensano che sia una questione genetica, ed in parte sarà così. La verità è che penso di aver trovato negli anni un equilibrio…
Eppure, ho conosciuto la paura del giudizio, quella voce che ti dice che il tuo corpo dovrebbe essere diverso. Anche chi “non ha nulla di cui lamentarsi”, può sentirsi fuori posto.
Il peso dei disturbi alimentari
Ho conosciuto durante la mia vita, personale e lavorativa, persone con disturbi alimentari di vario tipo, fatti di abbuffate segrete, di restrizioni, di lotte, condotte compensatorie, ossa un po’ troppo sporgenti, sensi di colpa e bisogno di controllo.
Sono una buongustaia, mi piace mangiare e cucinare. Non disdegno alcun tipo di cibo, assaggio tutto. Chi vuole farmi felice sa che deve portarmi a cena (o prepararmela), che se salto i pasti mi sento nervosa e rispondo male. Eppure, i miei rifiuti di un pasto, perché magari sono sazia, sono tutt’oggi spesso accolti da qualcuno con sospiri di disappunto o con commenti del tipo “Ma tu sei magra, puoi mangiare!”, “Mica stai a dieta?”. A certe persone non va bene mai nulla…e così a volte diventiamo come loro: non ci va bene più nulla. Non ci andiamo bene noi.
Il cibo e la consapevolezza: la via della mindful eating
Oggi, come psicologa, accompagno anche le persone che hanno un rapporto complicato con il proprio corpo, con se stessi e con le persone che hanno intorno. Ho visto il cibo trasformarsi in un campo di battaglia, un equilibrio fragile tra amore, senso di colpa e bisogno di controllo. Perché anche se può sembrare che sia complicato il rapporto con il cibo, quest’ultimo non c’entra proprio niente…
Ho scelto di avvicinarmi alla mindful eating perché per me mangiare non è solo nutrirsi: è un atto d’amore per se stessi.
Con la mindful eating possiamo imparare a smettere di inseguire la perfezione, di punire il nostro corpo, di mangiare senza ascoltare. Possiamo, invece, imparare ad esserci: davanti a un piatto, dentro di noi, nella vita di ogni giorno. Non per dimagrire, non per “sistemarci”, ma per ritrovare quella connessione che il cibo può offrire quando lo viviamo con consapevolezza e gentilezza. Poi, l’equilibrio, anche rispetto al peso, può arrivare da sé.
Il corpo come alleato
Il nostro corpo ha una straordinaria saggezza innata. In assenza di problemi ormonali, tiroidei o disturbi alimentari, il corpo è fatto per trovare il proprio equilibrio e mantenersi naturalmente in uno stato di normopeso. È una verità semplice, che però spesso dimentichiamo, sopraffatti dai messaggi che ci spingono a controllare, forzare, misurare e giudicare.
La realtà è che il corpo non ha bisogno di essere continuamente “corretto”. Quando ci prendiamo cura di noi stessi in modo consapevole, ascoltando i segnali naturali di fame e sazietà, lasciando spazio al piacere e alla varietà, il nostro organismo sa cosa fare. Non è un nemico da combattere, ma un alleato che lavora per il nostro benessere.
Se anche tu vuoi sviluppare una consapevolezza in campo alimentare e riconnetterti col tuo corpo, io sono qui. Non è un percorso “facile”, ma può essere trasformativo.
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