L'attività fisica è fondamentale per il benessere complessivo, influenzando non solo la salute fisica ma anche quella mentale.
Lo stalking è un fenomeno estremamente complesso, sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista sociale e psicologico.
Numerose ricerche in questi tre ambiti sono state condotte al fine di migliorare la prevenzione del fenomeno, e il trattamento sia della vittima, sia del reo.
Il reato di “atti persecutori”, espressione con cui si è tradotto il termine di origine anglosassone “stalking” (letteralmente “fare la posta”), introdotto in Italia con la legge 38/2009, si riferisce a quelle condotte persecutorie e di interferenza nella vita privata di una persona costituite dalla reiterazione di minacce o molestie.
Tali comportamenti determinano nella vittima un “perdurante e grave stato di ansia o di paura”, ovvero un fondato timore per la propria incolumità o per quella di persone a lei vicine, costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita.
Secondo il National Institute of Justice (2007), il comportamento di stalking si riferisce al seguire la vittima inesorabilmente attraverso comportamenti ripetuti (ad esempio come l’invio di regali, la scrittura di lettere, e l’attesa fuori il posto di lavoro della vittima), tali da non costituire attività criminale per conto proprio. Tuttavia, quando queste azioni sono combinate con l’intento di infliggere paura o dolore, possono costituire attività illegali.
La ricerca tende a suggerire che la maggioranza degli stalkers sono uomini e le vittime sono donne, anche se nella categoria dei reati di molestie commessi da donne (solitamente meno frequenti nelle statistiche criminali rispetto a quelli commessi da uomini) lo stalking sembra essere tra i più comuni.
Inoltre, diversi studi dimostrano che nel 50-60% dei casi lo stalking si verifica tra partner o ex partner. Un’alta percentuale di stalker agisce anche violenza nei confronti della vittima.
Come si manifesta lo stalking?
Spitzberg (2003), alla luce di numerosi studi che hanno condotto alla raccolta di circa 200 tattiche persecutorie, le ha semplificate e ridotte creando uno schema sintetico delle tattiche persecutorie che uno stalker può mettere in atto, suddividendole in 5 categorie:
- iper-intime: esagerati messaggi di affetto, invadenza nelle relazioni, telefonate, messaggi, e-mail, incontri forzati, regali, lettere dal contenuto esplicito, coercizioni sessuali, contatti fisici (ad es. baci o carezze), proposte sessuali;
- persecutorie: approcci in pubblico (in maniera minacciosa o molesta), contatto con la vittima (presso l’abitazione della vittima, sul suo luogo di lavoro, o attraverso terze persone), guida presso i luoghi frequentati dalla vittima, appostamenti, cambi di residenza nei pressi di luoghi frequentati dalla vittima, osservare da lontano la vittima;
- di invasione: violazione di domicilio (tentata o effettiva), danneggiamenti all’auto, invadenza o coinvolgimento nelle amicizie della vittima (o vicini di casa, colleghi e famiglia), telefonate sul posto di lavoro ( o anonime, o dal contenuto minaccioso o scabroso), controllo e invasione del computer (cyberstalking o reperimento di informazioni personali), sorveglianza della casa e monitoraggio delle relazioni, furto (intercettazione di consegne attraverso e-mail);
- intimidatorie: disobbedienza ad un’ordinanza del tribunale, regali di oggetti bizzarri o sinistri, molestie tramite computer, molestie economiche (ad es. annullamento della carta di credito della vittima), molestie di tipo interpersonale (raccontare bugie sul conto della vittima), molestie legali (azioni legali con false motivazioni), aggressioni e abusi verbali;
- violenza: danno fisico, abuso sessuale, percosse, utilizzo di armi, tentata aggressione, aggressioni (anche tentate) verso terze persone (amici, figli, parenti, colleghi della vittima), omicidio, tentato omicidio, minacce di omicidio, uccisione di animali, trattenere fisicamente la vittima, rapimento, tentativi di autolesionismo, minacce di suicidio.
Tale classificazione rappresenta uno strumento utile per la ricerca, in quanto offre la possibilità di comparare i risultati di più ricerche, e raccogliere dati dettagliati sulla tipologia di comportamenti persecutori presenti in una relazione.
Chi è lo stalker?
Molteplici sono stati i tentativi di classificare anche le tipologie di stalker in base a vari criteri, quali, ad esempio, le caratteristiche psicopatologiche o le caratteristiche della relazione.
Mullen et al. (1999) nei loro studi hanno classificato gli stalker dividendo i soggetti in “soggetti psicotici” e “soggetti non psicotici”, e considerando il tipo di relazione tra vittima e stalker e le motivazioni del comportamento persecutorio, giungendo a distinguere 5 tipi di stalker:
- I ricercatori di intimità: sono coloro i quali ricercano insistentemente un contatto con una persona con la quale non hanno una relazione, nella convinzione erronea di essere amati o di poter essere ricambiati dalla stessa;
- I rifiutati: avevano una relazione con la vittima, e a seguito della sua interruzione mettono in atto comportamenti persecutori nel tentativo di riconciliarsi con la persona che li ha lasciati;
- Gli incompetenti: coloro che nel corteggiamento adottano metodi aggressivi e di coercizione che spaventano la persona oggetto del loro desiderio;
- I risentiti: agiscono con atti persecutori in forma di vendetta a seguito di un danno percepito;
- I predatori: sono quegli stalker che necessitano di realizzare i propri desideri sessuali sadici attraverso il controllo della vittima e lo stalking. Questo tipo di stalkers spesso ha precedenti penali e agisce violenza di tipo sessuale.
Boon e Sheridan nel 2002 hanno proposto un’altra tassonomia degli stalker, di seguito riportata:
- stalking da parte dell’ex partner, caratterizzato da odio e risentimento, ostilità e violenza manifestate anche in presenza di terzi, minacce esplicite, diffamazione, abusi verbali e fisici della vittima e dei suoi cari, gelosia e danni ai beni della vittima. In questi casi, il rischio di violenze anche letali è molto elevato;
- atti persecutori dovuti ad infatuazione, che è possibile suddividere in “amore giovanile” e “amore adulto”, entrambi caratterizzati da attenzioni per la persona amata piuttosto che la vittima, un desiderio pervasivo per la persona amata manifestato anche con rabbia, fantasie romantiche e positive, intenzioni non malevole di avvicinare la vittima, bassi livelli di pericolosità e molestie non caratterizzate da minacce, ma piuttosto da regali e attenzioni non desiderate;
- stalking delusionale o di fissazione. Quando è ad alto rischio, lo stalker è incoerente, probabilmente già noto alle forze dell’ordine e soffre di disturbi psichiatrici. La vittima è ad alto rischio di subire violenze fisiche e sessuali e appartiene solitamente ad una classe sociale medio-alta. Lo stalking delusionale o di fissazione a basso rischio, invece, è caratterizzato da condotte non pericolose e dalla convinzione dello stalker che esista una relazione con la vittima. Può diventare pericoloso se qualcuno impedisce la sua relazione;
- Stalking sadico: La vittima è la preda, scelta sulla base di caratteristiche specifiche. L’iniziale approccio alla vittima è benevolo per poi diventare persecutorio, progressiva infatti è l’intrusione nella vita della vittima, fino al suo totale isolamento. Lo stalker sadico è affetto da disturbo antisociale della condotta. Il tipo di comunicazione è un misto di amore e frasi minatorie esplicite e subdole. Può essere molto pericoloso.
Gli effetti psicologici dello stalking
Lo stalking è dannoso per il funzionamento fisico, psicologico e sociale delle vittime, indipendentemente da se queste ultime siano fisicamente aggredite, e la maggior parte delle vittime di stalking sperimentano sintomi di stress post-traumatico e altre forme di danno sociale e psicologico.
Come riportato da Costa, Hatzidimitriadou, Ioannidi-Kapolou, Lindert, Soares, Sundin, Toth e Barros (2014), la violenza domestica e lo stalking dovrebbero essere considerati come un grave problema di salute pubblica associato con conseguenze fisiche, riproduttive e di salute mentale.
Kuehner e colleghi (2012), in alcuni studi hanno riscontrato che un’alta percentuale di vittime di stalking manifestano livelli significativi di sintomi da disturbo post-traumatico da stress (55% – 60%) e livelli generali di sintomi che indicano la presenza di un disturbo psichiatrico diagnosticabile (78%).
Le vittime di stalking possono sviluppare iper o ipoattivazione del sistema biologico dello stress e/o schemi cognitivi sfavorevoli associati con una bassa autostima, auto-svalutazione, e sentimenti di impotenza. Queste conseguenze, a loro volta, costituiscono potenziali fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi mentali.
Cosa fare se si è vittima di stalking?
Prendere consapevolezza del problema è il primo passo per risolverlo.
Se sei adeguatamente informata/o sull’argomento e hai già adottato dei comportamenti tesi a scoraggiare lo stalker (dire no, non alimentare le sue aspettative e non mostrare rabbia o paura) non ottenendo risultati, puoi denunciare recandoti presso le Forze dell’ordine e fornendo, laddove possibile, delle prove (foto o screenshot di messaggi).
Infatti, il delitto di atti persecutori, introdotto all’art. 612-bis c.p. con il D.L. 23.2.2009, n. 11, è perseguibile a querela della persona offesa entro 6 mesi dall’ultimo episodio persecutorio.
Nei casi di fragranza di reato, invece, la polizia giudiziaria è tenuta a procedere con l’arresto.
Si può anche sottoscrivere un’istanza di ammonimento grazie alla quale il Questore potrà procedere ad ammonire oralmente lo stalker, invitandolo a tenere un comportamento conforme alla legge.
In presenza di alcune circostanze (pericolosità dello stalker e situazioni di rischio) il giudice può disporre delle misure cautelari pensate per tutelare la vittima, in attesa del processo:
- l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare, nei casi in cui lo stalker vive insieme alla vittima;
- il divieto di avvicinarsi nei luoghi abitualmente frequentati dalla vittima (il lavoro, il domicilio, la palestra e altri);
- il divieto di comunicazione con qualsiasi mezzo con la persona offesa.
Rivolgiti ad un professionista della salute mentale se le condotte persecutorie di cui sei vittima generano stress, ansia, paura, depressione e non pensi di riuscire da sola/o ad affrontare efficacemente la situazione.
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