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Costruire La Propria Autorealizzazione Per Il Benessere Psicologico

Quante volte vi è capitato di sognare ad occhi aperti il vostro futuro, fantasticando su ambizioni e desideri? 

Qualunque persona abbia il cosiddetto “sogno nel cassetto” (o più di uno!), lo ha fatto più di una volta. Tuttavia, non tutti riescono facilmente a trasformare il sogno in realtà.

L’essere umano tende ad agire secondo i propri bisogni. La parola “bisogno” deriva dal latino e indica la “mancanza di qualcosa”.

Secondo la teoria di Maslow, noto psicologo statunitense, i bisogni dell’essere umano possono essere organizzati in una classificazione gerarchica idealizzata come una piramide, alla base della quale sono posizionati i bisogni fisiologici.

Nello specifico, i bisogni individuati da Maslow sono: fisiologici, di sicurezza, di appartenenza e amore, di stima, di autorealizzazione.

Si aggiunsero poi, a tale classificazione, i bisogni cognitivi e i bisogni estetici.

Tali bisogni sono innati, ma i modi in cui possono essere soddisfatti si apprendono attraverso l’esperienza.

Bisogni non soddisfatti generano malessere fisico e psicologico! Pertanto, anche l’autorealizzazione è di fondamentale importanza per il benessere psicologico.

Autorealizzazione e benessere psicologico.

L’autorealizzazione è definita come il bisogno dell’essere umano di realizzare pienamente se stesso, in termini di capacità, potenzialità e conoscenze.

È l’ultimo dei cinque bisogni (il più “alto”), che può essere soddisfatto solo a condizione che tutti gli altri siano stati già soddisfatti.

Carl Rogers, fondatore della Terapia non direttiva, sostiene che tutti possediamo una tendenza verso la realizzazione, verso l’attualizzazione, che include, oltre che il mantenimento dell’organismo, anche la sua crescita.

Il soddisfacimento di tale bisogno è connesso all’accettazione di sé e degli altri, e favorisce il mantenimento di relazioni interpersonali. Tutto questo consente all’individuo di sperimentare un senso di soddisfazione generale.

Come “autorealizzarsi”?

Innanzitutto, alla base dell’appagamento di ogni bisogno, incluso quello di autorealizzazione, c’è la motivazione, cioè una spinta (interna o esterna) che indirizza l’agire umano verso una meta e definisce l’intensità, la durata e l’impegno dell’individuo.

Per sperimentare il benessere psicologico è necessario che la “Gestalt” (forma) che si crea nella nostra fantasia coincida con quella del mondo esterno. Se non c’è connessione tra ciò che immaginiamo e ciò che realmente possiamo fare si rischia di vivere sempre nell’aspettativa di qualcosa di straordinariamente bello e irraggiungibile o di catastrofico, e non nella realtà.

Una persona motivata, che conosce il suo potenziale, che ricorre alle proprie risorse e agisce congruentemente con i propri scopi, sicuramente soddisferà il suo bisogno di autorealizzazione.

La psicoterapia può essere un valido aiuto per persone che sperimentano scarsa motivazione, un senso di inefficacia o un malessere derivante dal mancato raggiungimento degli obiettivi immaginati e desiderati.

Secondo Margherita Spagnuolo Lobb, psicoterapeuta della Gestalt, la psicoterapia può essere definita come “la crescita di una persona all’interno di una relazione” .

Difatti, gli scopi della psicoterapia sono il raggiungimento della consapevolezza e della responsabilità, necessarie per soddisfare i nostri bisogni. Diventare consapevoli e riappropriarsi della responsabilità personale e del potere di cambiare ciò che non è più funzionale aiuta la persona a trovare modi di agire diversi che possono condurre all’autorealizzazione e al benessere psicologico attraverso il raggiungimento degli obiettivi, e, talvolta, dei propri sogni.

“Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio.
Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra.
Un lungo viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede.”

Lao Tzu

BIBLIOGRAFIA

  1. Healy, K. (2016). A Theory of Human Motivation by Abraham H. Maslow (1942). The British Journal of Psychiatry208(4), 313-313.
  2. Perls, F. S., & Sanders, J. (1977). L’approccio della Gestalt e Testimone oculare della Terapia. Astrolabio.
  3. Spagnuolo Lobb M. (2007), La relazione terapeutica nell’approccio gestaltico, in: Petrini P., Zucconi A. (a cura di), La relazione che cura (con introduzione di Nino Dazzi, presentazione di Alberto Siracusano), Roma: Alpes Italia, pp. 527- 536
  4. Rogers, C. R. (2007). Terapia centrata sul cliente (Vol. 7). edizioni la meridiana.

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