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Cos’è l’autostima?

Definire il concetto di autostima è cosa complessa da sempre, ma molti studiosi sembrano concordi nel descriverla come il senso soggettivo e duraturo del proprio valore personale, basato su autopercezioni; ma il modo in cui ci percepiamo è influenzato sia dalle nostre esperienze sia dal giudizio degli altri.

Infatti, durante la nostra vita acquisiamo conoscenze su noi stessi attraverso i continui esperimenti che conduciamo. Possiamo, ad esempio, collezionare una serie di brutti voti a scuola da piccoli e, pertanto, cominciare a sentirci incapaci.

L’opinione e il parere che le persone che ci circondano hanno su du noi contribuisce a confermare o disconfermare la percezione del nostro valore. Per esempio se la maestra sottolinea più volte che non riusciamo a prendere buoni voti perché non siamo in grado di capire, non farà altro che darci una conferma della nostra incapacità.

Una scarsa autostima può determinare insicurezza, indecisione, ma anche veri e propri disturbi come disturbi dell’umore, d’ansia, disturbi alimentari e problematiche di dipendenza affettiva.

Autoefficacia e autostima: quali differenze?

I concetti di autostima e autoefficacia, pur essendo diversi, vengono spesso usati intercambiabilmente nel linguaggio comune. Il senso di efficacia riguarda i giudizi di capacità personale, mentre l’autostima riguarda giudizi di valore personale.

Non esiste una relazione definita tra il piacersi o non piacersi e credere nelle proprie capacità o non crederci. Una persona può reputarsi incapace in una specifica attività, ma non necessariamente incappare in una perdita di autostima. Al contrario, si può sentire molto efficace in un compito senza per questo vantarsi delle proprie prestazioni.

Tuttavia, vero è che le persone tendono ad allenare le proprie capacità in attività che danno loro un senso di valore personale. Ma piacersi non è necessariamente causa di buone prestazioni. Nelle attività che svolgiamo il nostro senso di efficacia personale permette di prevedere obiettivi raggiungibili e qualità delle prestazioni, mentre l’autostima non ha alcun effetto su queste variabili.

Essere consapevoli del proprio valore: come sviluppare la propria autostima?

I “problemi di autostima” , che spesso ci inducono a intraprendere un percorso di psicoterapia, derivano dalla mancata corrispondenza tra come vorremmo essere e come siamo (tra sé ideale e sé reale).

L’autostima si manifesta e ripercuote in ogni ambito di vita della persona: sociale/interpersonale, scolastico, familiare, corporeo, e dato che dipende da diverse fonti e può essere inficiata in vari modi, esistono molti metodi per migliorarla.

È necessario, anzitutto, correggere le fonti di svalutazione personale.

L’autosvalutazione che deriva dal sentirsi incompetenti deve essere ridotta coltivando esperienze/capacità che possano favorire l’ottenimento di risultati positivi. Quella che deriva da giudizi sociali svilenti richiede un approccio di accettazione incondizionata e sospensione del giudizio da parte delle altre persone.

Se la svalutazione, invece, deriva dalla discriminazione di attributi personali (appartenenza ad una minoranza etnica, orientamento sessuale, genere etc.), può essere utile modellare ed incentivare un senso di orgoglio per questi attributi.

Tutto questo non è semplice talvolta da fare da soli, e può essere necessario rivolgersi ad un professionista della salute mentale (psicologo e/o psicoterapeuta) per recuperare il proprio senso di valore personale.

BIBLIOGRAFIA

Bandura, A. (2000). Autoefficacia.: Teoria e applicazioni.(Presentazione all’edizione italiana di Gian Vittorio Caprara). Edizioni Erickson.

Harris, M. A., & Orth, U. (2020). The link between self-esteem and social relationships: A meta-analysis of longitudinal studies. Journal of personality and social psychology119(6), 1459.

Orth, U., Erol, R. Y., & Luciano, E. C. (2018). Development of self-esteem from age 4 to 94 years: A meta-analysis of longitudinal studies. Psychological bulletin144(10), 1045.

Pasini, W. (2014). L’autostima. Edizioni Mondadori.

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