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La saggezza popolare ci insegna da secoli che “Sbagliando si impara!”. Eppure, quanto è faticoso talvolta accettare di commettere degli errori? Errori che spesso sembrano allontanare sempre di più il raggiungimento di un obiettivo, la qual cosa può generare frustrazione, rabbia, tristezza e in alcuni casi anche ansia e depressione.

Ogni essere umano possiede obiettivi di vita, lavorativi o personali, come conseguire un titolo di studio, ottenere il lavoro dei sogni, trovare un partner, comprare una casa, e infiniti altri, che non sempre riesce a raggiungere senza incappare in ostacoli e/o commettere degli errori.

La capacità di rischiare e di gestire il possibile fallimento sono forse gli elementi più critici di ogni processo di crescita e miglioramento. La paura di fallire e la preoccupazione per le conseguenze degli errori che possiamo commettere può bloccare lo sviluppo di nuove idee e progetti di vita e, più in generale, può bloccare il cambiamento.

Molto spesso poi, gli errori vengono associati alla parola “fallimento”, e vengono utilizzate espressioni come: “sono un/a fallito/a”, come se l’errore commesso determinasse una condizione definitiva e immodificabile, ed è questo senso di immutabilità che talvolta si prova dopo aver commesso uno o più errori che può determinare un profondo malessere psicologico e intaccare l’autostima.

Ma il termine fallimento ha a che fare con cose, o situazioni, non – come spesso siamo soliti pensare – con le persone. Tuttavia, continuerò a parlare nell’articolo di fallimenti, intendendo con questo termine gli errori che comunemente vengono vissuti dalle persone come dei veri e propri fallimenti.

I tipi di fallimento: evitabili o inevitabili?

Esistono vari tipi di fallimenti, quelli evitabili e quelli inevitabili, ed è importante individuarne la tipologia per cambiare ciò che è possibile cambiare, ovvero riparare, oppure accettare il fallimento.

I fallimenti evitabili sono quelli di solito relativi all’utilizzo di procedimenti diversi da quelli previsti per raggiungere un obiettivo, disattenzioni, assenza o carenza di specifiche abilità necessarie.

I fallimenti inevitabili, sono, invece, quelli che si possono sperimentare in situazioni complesse come quelle che prevedono un certo grado di incertezza, coordinamento tra più persone, dipendenza da persone o istituzioni. In questi casi è importante prevedere un processo di gestione del rischio che consenta di far emergere gli inevitabili errori quanto prima, per evitare che possano arrecare danni significativi. Talvolta, piccoli errori trascurati nel tempo possono infatti, generare un effetto valanga dagli esiti intuitivamente catastrofici.

Ci sono, poi, fallimenti intelligenti, definiti in questo modo in quanto sono quelli legati alle attività di sperimentazione, di ricerca e sviluppo, nelle quali è fondamentale sbagliare per giungere alla conoscenza, acquisire informazioni e confutare o confermare delle ipotesi di lavoro. In inglese, infatti, il processo di sperimentazione viene definito “trial and error” e lo slogan dei ricercatori è: “Non avere paura del fallimento: fallisci spesso se vuoi avere successo velocemente” (Bill Gates).

Imparare a perdere per vincere: come superare i “fallimenti”?

Una volta analizzato il fallimento sperimentato, e compreso se si tratta di un fallimento evitabile, inevitabile o intelligente, è possibile far tesoro dello stesso e correggersi o apprendere dall’errore per non ripeterlo in futuro.

In contesti complessi e imprevedibili non si può immaginare di riuscire ad eliminare gli errori ma si possono definire delle modalità attraverso le quali individuarli e correggerli tempestivamente. Nei processi di ricerca e sviluppo, invece, occorre addirittura promuovere il fallimento perché generatore di conoscenza.

Se, invece, si è di fronte e fallimenti evitabili, è possibile potenziare le proprie capacità, lavorare su se stessi, sulle proprie mancanze, per far sì da non incappare nello stesso errore. Ad esempio, se uno studente non riesce a superare un esame all’università, può interrogarsi sulle motivazioni sottostanti a tale fallimento, e lavorare per la risoluzione del problema. Ha dato priorità ad altro sacrificando il tempo dello studio? Ha problemi di concentrazione? Sta sperimentando un calo dell’umore? Soffre di ansia da prestazione?

Come si può notare, possono essere tante le motivazioni alla base di un qualsiasi fallimento, ma la verità è che si fallisce solo quando si smette di provare.

Talvolta l’aiuto di un professionista della salute mentale è necessario per riuscire a trasformare un fallimento in un’occasione di apprendimento e crescita.

Qualunque fallimento, qualunque perdita, sarà sempre la sconfitta di un nostro progetto, di un nostro amore, di un sogno, di una aspirazione. Mai riguarderà la totalità del nostro essere.

Alberto Alberoni

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Catalano, A. S., Redford, K., Margoluis, R., & Knight, A. T. (2018). Black swans, cognition, and the power of learning from failure. Conservation Biology32(3), 584-596.

Edmondson, A. C. (2011). Strategies for learning from failure. Harvard business review89(4), 48-55.

Eskreis-Winkler, L., & Fishbach, A. (2019). Not learning from failure—The greatest failure of all. Psychological science30(12), 1733-1744.

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