skip to Main Content

Ciascuno di noi può non apprezzare qualcosa di sé, della propria vita o del comportamento altrui, ma in alcuni casi ciò che non ci piace può essere modificato – direttamente o indirettamente – mentre in altri non è possibile.

Immaginate di non gradire particolarmente il comportamento di una persona a voi cara. Ciò che sicuramente potete fare è esprimere il vostro pensiero cercando di trovare un punto di incontro o compromesso su ciò che non vi è piaciuto. Tuttavia, non sempre ciò risulta possibile. Potreste trovarvi, infatti, di fronte a una persona che non è disposta ad ascoltarvi, non interessata a ciò di cui state discutendo, poco propensa a modificare alcuni suoi comportamenti, oppure con un carattere decisamente non compatibile con il vostro.

In questi casi, non potete di certo cambiare quella persona, ma potete cambiare voi stessi o la posizione che avete nella relazione specifica.

Avviare un processo di cambiamento risulta possibile soltanto dopo aver raggiunto una consapevolezza piena, che in Gestalt è definita come “(…) la capacità di avere cognizione di sé e dell’ambiente intesi come un unico campo (…)”.

Accettare ciò che non si può cambiare: il ruolo chiave della consapevolezza nell’avvio del cambiamento

Se è vero che la capacità di adattamento che l’essere umano possiede è sicuramente utile per la sopravvivenza (fisica e psicologica), è vero anche che ci sono delle circostanze in cui l’adattamento creativo del comportamento non è in sintonia con la necessaria gerarchia dei nostri bisogni.

Quando ci troviamo in una situazione in cui sperimentiamo disagio profondo è necessario distinguere cosa genera il malessere, cosa può essere modificato e cosa no. Di conseguenza, è importante accettare quello che non si può cambiare ed impegnarsi e agire su ciò che è modificabile, dentro e fuori di noi.

L’accettazione, paradossalmente, è una componente fondamentale del cambiamento, in quanto può determinare l’insorgenza di emozioni quali tristezza, rabbia o ansia. Le nostre emozioni possono fungere da segnale di allarme per farci comprendere di cosa abbiamo bisogno e prendere consapevolezza dei propri autentici bisogni può orientare nella scelta della direzione da seguire.

Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere.

Thomas More

Dall’accettazione al cambiamento: quali ostacoli e risorse?

Il cambiamento molto spesso spaventa, e, in alcuni casi, genera sofferenza, soprattutto in chi rincorre durante la propria vita la stabilità, immaginando che possa donare senso di sicurezza e felicità.

Quello che accade è che ricercando la stabilità cercando di controllare l’incontrollabile, sprechiamo le nostre energie e ci indeboliamo. La vita è per definizione crescita, cambiamento; non possiamo diventare sicuri di noi stessi senza accettare il cambiamento come parte integrante della nostra vita e gestirlo al meglio.

Ciò che talvolta consente l’insorgenza della sofferenza durante un processo di cambiamento è la convinzione che i cambiamenti siano necessariamente peggiorativi. In realtà, i cambiamenti possono essere peggiorativi, migliorativi e dall’esito incerto, ossia il cui esito dipende da come li gestiamo. Tener sempre presente ciò, può consentirci di sperimentare un malessere meno intenso.

Aver paura del cambiamento è del tutto normale, ed è molto più frequente nelle persone abitudinarie, poco predisposte alla sperimentazione delle novità. Del resto, provare paura può spingerci ad interrogarci su cosa ci spaventa. Pensiamo di non essere capaci di affrontare la situazione nuova? Abbiamo dubbi circa la decisione presa? Temiamo che le persone care non accetteranno il nostro cambiamento? Stiamo subendo dei cambiamenti non determinati da noi ma stabiliti da altre persone o dalle circostanze? Di cosa abbiamo bisogno?

Spesso trovare risposte a queste domande da soli è difficile, e può essere di aiuto rivolgersi a un professionista della salute mentale.

Cambiamento, accettazione e Psicoterapia della Gestalt

Il cambiamento in psicoterapia della Gestalt non viene raggiunto annullando o distruggendo ciò che la persona fa. A partire da quello che c’è, che va riconosciuto e valorizzato in quanto ogni individuo è già pieno di conoscenze, competenze ed abilità e non avrebbe senso partire da ciò che manca, si aggiunge qualcosa in modo tale da poter creare, all’interno del rapporto Io – Tu, una relazione sempre più autentica e che permetta al paziente di sentirsi bene con l’altro.

Il paziente al centro dell’esperienza ha la possibilità di cambiare responsabilmente ciò che accade senza dovere necessariamente subire. Per sviluppare la possibilità di scegliere responsabilmente la terapia pone l’attenzione sull’intenzione che sottende il nostro agire. L’intenzione può essere rivista e modulata se si è consapevoli di come ci si sente, di che effetto ci fa stare con l’altro e fare quello che si sta facendo.

Prestando attenzione all’intenzione che ci muove diventa possibile così ridefinire gli obiettivi, che diventano realizzabili nel momento in cui ci si accorge della separazione tra l’Io e il Tu, e quindi della differenza dall’altro; divengono cosi possibili e realizzabili quegli obiettivi di cui siamo partecipi e responsabili.

Il senso della psicoterapia della Gestalt, in conclusione, non è dare al paziente qualcosa, ma metterlo nella condizione  di scoprire qualcosa, attraverso un’esperienza differente di relazione con sé e con gli altri, e renderlo consapevole che si è continuamente dentro un processo, e perciò dentro qualcosa di fluido e modificabile. Ciò che conta è che la persona veda non tanto cosa ha fatto, ma come lo ha fatto, passando dal pensiero del “perché” a quello del “come”.

La vita è come un’eco: se non ti piace ciò che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii.

James Joyce

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

GLOSSARIO FISIG

Ginger, S., & Ginger, A. (2004). La Gestalt. Terapia del «con-tatto» emotivo. Edizioni Mediterranee.

Polster, E., & Polster, M. (1986). Terapia della Gestalt integrata: Profili di teoria e pratica. Giuffrè.

Questo articolo ha 0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Back To Top